La notte tra l’1 e il 2 novembre è una notte di mistero per i bambini in Puglia, una notte che si racchiude in un unico simbolo: la calza dei morti. A Canosa, così come in tanti altre città limitrofe, la calza è una tradizione e rappresenta il dono dei cari scomparsi.
Fino agli anni ’40-50′ la calza veniva realizzata ai ferri dalle nonne e poi riempita di frutta secca, frutta di stagione come mele cotogne cachi, castagne e uva. Doni che sono stati poi sostituiti da dolci e caramelle in tempi più recenti, senza cancellare il messaggio tradizionale.
«Quando eravamo piccoli mio padre e mia madre preparavano una calza per ogni figlio, eravamo in sette – ci racconta la signora Lucia, che ha 84 anni e vive a Canosa -. noi bambini ogni anno ci svegliavamo con l’entusiasmo di trovare la sorpresa sul letto e, mentre l’aprivamo, ci dicevano che in realtà erano stati i nostri nonni defunti a farci visita nella notte.
Ogni anno sembrava una replica ma era sempre come la prima volta. Io ho continuato a mantenere la tradizione con i miei nipoti».
L’ultimo appello della signora Lucia è quello di non lasciare che questa tradizione si cancelli. E conclude: “Ottant’anni fa non tutti potevano permettersi economicamente di acquistare le calze per tutti i figli, ma ce la mettevano tutta, anche a costo di fare dei sacrifici. Perché la tradizione era importante e credevano fosse un gesto davvero educativo per noi piccoli. Oggi un po’ sta scemando, ma per quanto sia possibile chiedo ai giovani genitori di oggi: meno “dolcetto o scherzetto” e più tradizione”.