Cultura

“U vendagghie”, poesia in vernacolo di Antonio Faretina per la festa patronale

La Redazione
Ventaglio di San Sabino
Si sofferma sul tradizionale ventaglio con l'immagine del Santo patrono, come spiega Orazio Lovino
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Un oggetto che appartiene senza dubbio alla tradizione canosina è il ventaglio di San Sabino, in vendita in occasione della festa patronale. Fin dagli anni ’50 inizia a prender piede l’uso del ventaglio con l’immagine della statua argentata del Santo Patrono e della Madonna della Fonte. Molti erano gli artigiani che vendevano e realizzavano questi oggetti in occasione della ricorrenza. E’ una tradizione presente ancora oggi. Il ventaglio è composto da una asta di legno colorata che funge da sostegno e all’estremità di essa vi sono le immagini dei santi. Questo
semplice manufatto lega ogni canosino alle figure sante e alla sua terra di
appartenenza, è un simbolo da portare nel cuore, capace di diffondere la
cultura e la tradizione di Canosa in tutto il Mondo. Le ricerche sono di Orazio Lovino. Ecco “U Ventagghie”, poesia in vernacolo invataci dal suo autore Antonio Faretina, che descrive la festa patronale e si sofferma sull’uso del ventaglio in occasione del 1 agosto. Si allega anche la traduzione

C’e’
calle ca fecie.

Ho
arruete San Zavone,

da
melene so’ arruete.

Finalmente
vate ,

u’
corse allumenete.

Me
fecie calle,

nane se respore,

me ne scappe ind’ha la chise.

Iaie
tutta mbosse,

la
cammose.

Ma
sarre’ quera giuste,

ca
me so’ mose???

U’
manzignaure,

saupe
all’altere,

predecheve
e sudeve,

peure
iidde,

cercheve
repere.

Pigghie
curaggie,

peure ..mezze alle bangaredde,

me
nasconne do’ raggie.

Me
volte e m’aggiore,

fecie
calle…….,

la
chepe m’aggiore.

Adocchie
tutte arrussete,

quanda
cause,

borze,
scarpe, gingille,

tutte
tarucchete.

Neee……,

stecie
cure ca venne,

la
cupete!!.

L’arie
me manghe.

Vate
derembette alla chise,

Nu’
zezoie,

assettete.

Tutte frische e repusete.

Vendelascie
che la mene,

na’
mazzaredde,

ca che ddo cindrodde,

nu’
cartaune ammandene.

San Zavone…..vecie…,

la Madonne de la Fonde,

vene……,

l’aria fresche ,,mbaccie le vene.

Allore, scappe da na’ vicchiaredde,

ca naute tre o’ quatte ne tene.

Me l’accatte tutte,

u’ prezze cunvine,

me li porte peure a Melene.

M’assette o’ cafe’.

Na’ lecchete o’ gelete,

e, u’ vendagghie vendelete.

C’e’ bella sciurnete!!!

Iaie inutele,

na’ bella botte de vendagghie,

te decie respore.

E, nane fecie mele,

ù cum’ho condizionatore!!!

TRADUZIONE

Che caldo
che fa.

E’ arrivato
San Sabino,

da Milano
sono venuto.

Finalmente
vedo,

il corso illuminato.

Ho caldo,

non si respira,

mi rifugio
in Chiesa.

E’ tutta
bagnata

la camicia.

Ma e’
giusta,

quella che indosso?

Il Vescovo,

sull’Altare,

predicava e
sudava

anche lui,

cercava
riparo.

Prendo
coraggio,

anche tra le
bancarelle,

mi nascondo
dal ….raggio.

Mi volto e
mi giro,

fa’
caldo……….!!!!.

La testa mi
gira.

Guardo tutto
accaldato,

tante cose,

borse, monili,

tutti taroccati.

Ma guarda,

c’e’ anche colui che
vende

il torrone.

L’aria mi
manca,

vedo davanti
alla chiesa,

un signore

seduto.

Tutto fresco
e riposato.

Agita con
una mano,

un legnetto,

che, con due
chiodini,

un cartone
regge.

San Sabino
….va…..,

la Madonna
della Fonte,

….viene!

L’aria
fresca gli viene in faccia.

Allora corro
da una vecchietta,

che, altri
tre o quattro ne ha.

Me li compro
tutti,

il prezzo
conviene.

Li portero’
anche a Milano.

Mi siedo al
bar,

una leccata
al gelato,

e, il
ventaglio ..agitato!

Che bella
giornata!!!

E’ inutile,

una bella
botta di ventaglio,

ti da
respiro,

e, non fa male,

come il
condizionatore.

martedì 1 Agosto 2017

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